VOICE: Nasce il primo centro antiviolenza a San Pietro Vernotico

Grazie al Programma Operativo Nazionale "Legalità" 2014/2020, con il sostegno ricevuto dall'UE - Fondo Sociale Europeo e Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Asse 3 "Favorire l'inclusione sociale attraverso il recupero dei beni confiscati e di altri beni del patrimonio pubblico", Azione 3.1.1 "Interventi di recupero funzionale e riuso di vecchi immobili in collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione collettiva, inclusi interventi per il riuso e la rifunzionalizzazione dei beni confiscati alle mafie", è stata ammessa a finanziamento la proposta progettuale promossa dal Comune di San Pietro Vernotico dal titolo “VOICE” per un costo totale di € 61.045,02.

Il progetto “VOICE” si propone il riutilizzo di un bene confiscato ubicato a San Pietro Vernotico al fine di trasformarlo in un centro per donne vittime di violenza regolamentato dall'art.107 del Regolamento Regionale n.4 del 2007 per la presa in carico e l'accompagnamento all'inclusione sociale di donne e minori.

L’edificio risalente agli anni 80/90 è stato ristrutturato e si trova in una posizione strategica del territorio comunale, facilmente raggiungibile anche dai comuni limitrofi.

L’intervento è stato reputato necessario dopo una attenta analisi della domanda dalla quale è emerso che il territorio di San Pietro Vernotico necessita di una struttura di riferimento per la presa in carico di donne vittime di violenza, considerando anche l'alto numero di ragazze madri con minori a carico che necessariamente devono rientrare in un percorso di inclusione sociale per limitare l'eventuale evolversi di attività criminose nell'ambito della comunità.

Obiettivi del progetto sono:

  1. Promuovere sul territorio una cultura contro la violenza “di genere” per favorire una presa di coscienza generalizzata del problema anche attraverso la formazione degli operatori sociali e degli “osservatori privilegiati”;
  2. Prevenire forme di abusi e i maltrattamenti di ogni genere (fisico e psicologico) nei confronti, in particolare, delle donne e dei minori
  3. Individuare, in collaborazione con gli “osservatori privilegiati” del territorio (insegnanti, medici, operatori delle Forze dell’Ordine, parroci, istruttori sportivi, volontari ) forme di abuso sommerso a carico di donne e minori;
  4. Partecipare alla costruzione di una rete territoriale che consenta un intervento il più possibile rapido ed efficace nei casi conclamati, anche attraverso il coordinamento con le forze dell’ordine, i servizi sociali e il personale delle strutture di accoglienza convenzionate che verrà coadiuvato, nella gestione dei casi delle persone accolte, dalle operatrici e psicologhe e dai consulenti di
  5. Garantire il supporto delle vittime anche attraverso una serie di colloqui di tipo psicologico
  6. Informare le vittime di abuso sui loro diritti favorendo anche l'assistenza legale e para legale durante l’iter processuale;
  7. Promuovere forme di cooperazione stabile e propositiva con soggetti istituzionali;
  8. Fornire dati statistici sull’entità del fenomeno.  

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